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Carnevale di Putignano: un “dietro le quinte” tra il sacro e il profano

Carnevale di Putignano - Il racconto della Trullaia

Grande tumulto nella città pugliese di Monopoli affacciata sul mare Adriatico: i saraceni stanno arrivando dal mare, bisogna mettere in salvo tutto quello che c’è di prezioso!

Correva l’anno 1394 e i Cavalieri di Malta erano i governatori della città. Le preziose reliquie di Santo Stefano Protomartire si trovavano a Monopoli ed erano fonte di immense ricchezze come tutte le reliquie dei santi a quei tempi: occorreva assolutamente metterle in salvo e portarle lontano dal mare per proteggerle dall’attacco saraceno.

Venne scelta nell’entroterra la città di Putignano come luogo per il trasferimento poiché sorgeva su un colle, più semplice da difendere in caso di saccheggio.

Il 26 dicembre, le reliquie, accompagnate da un corteo sacro, fecero il loro ingresso in paese per essere traslate nella chiesa di Santa Maria alla Greca, dove ancora oggi sono conservate.

Un carretto trainato da cavalli aveva trasportato fino a lì le ossa del santo passando per le campagne.

Alla vista del passaggio del carretto, i contadini, impegnati a innestare nuove viti secondo l’antico metodo della propaggine(*), abbandonarono le loro faccende per seguire in festa il corteo sacro tra balli, canti e satira, unendo da quel momento e per sempre il sacro con il profano.

Nacque così la Festa delle Propaggini che, da allora, ogni 26 dicembre, nel giorno della festa di Santo Stefano, segna l’inizio del Carnevale di Putignano, il più lungo d’Italia e il più antico d’Europa!

Dal 26 dicembre fino al martedì grasso, di giovedì in giovedì, Putignano si colora di eventi, di giochi, di riti, di spettacoli e di satira.

Solo nella prima metà del 1900 i piccoli carretti di campagna ricoperti di pupazzi fatti di paglia e stracci furono sostituiti dai grandi carri allegorici sormontati da grandiosi personaggi realizzati in cartapesta secondo una tecnica di lavorazione che è rimasta invariata da allora.

La mia curiosità e la mia passione per il “dietro le quinte” mi hanno condotta in questi giorni a visitare le botteghe dei Maestri Cartapestai putignanesi.

Sono stata accolta con grande entusiasmo dal presidente della Fondazione del Carnevale, dott. Verdolini, che mi ha accompagnata a visitare gli hangar dove vengono costruiti i carri allegorici che sfilano per le strade.

Non avrei mai immaginato di scoprire un mondo così complesso. Gli hangar al momento sono sette come i carri che sfilano nel centro del paese.
Si spera che in futuro possano aumentare di numero perché il Carnevale di Putignano non ha mai conosciuto un momento di declino ed è sempre stato in crescita.

Ho avuto il piacere di scambiare una lunga chiacchierata con il più anziano Maestro della cartapesta, Pinuccio Nardelli, che mi ha illustrato come vengono realizzati i carri e come è organizzato il lavoro all’interno di un hangar.

Per ogni carro occorre un team di dieci persone che, seguite da un maestro, lavorano ininterrottamente per circa quattro mesi. Il costo per ciascuno di essi si aggira intorno ai quarantamila euro.

I personaggi che lo animano hanno uno scheletro di ferro sopra il quale viene lavorata l’argilla come una scultura. L’argilla, infatti, ha una consistenza morbida molto simile a quella del DAS e pertanto facilmente modellabile.

Una volta realizzati i vari pezzi del personaggio (la testa, la mano, il piede…) in argilla si procede a realizzare un calco di gesso che ricopre la scultura. Quando il gesso è asciutto e indurito viene staccato dall’argilla che viene nuovamente impastata e riutilizzata per nuove creazioni.

A questo punto i maestri cartapestai hanno ottenuto con il gesso un negativo della scultura che rivestiranno di cartapesta, ovvero con pezzi di carta di giornale e colla ottenuta da un impasto di acqua e farina.

Pensate che la raccolta dei quotidiani di carta viene effettuata dall’intera popolazione.
Non un solo quotidiano viene perduto a Putignano!

Sono rimasta sorpresa dalla grandezza di ciascun personaggio e non mi sono fatta mancare l’emozione di salire su un carro sotto un gigantesco albero della vita insieme al maestro Domenico Galluzzi che lo ha realizzato. Galluzzi è uno dei maestri giunti da poco a fare parte della grande squadra del carnevale di Putignano che unisce arte, cultura e duro lavoro.

Nell’hangar dei maestri Vito e Paolo Mastrangelo, padre e figlio erano impegnati a dipingere la cartapesta.

Ho scoperto una grande anima artistica e ironica che accomuna i putignanesi e trovo che Farinella, la maschera simbolo del Carnevale di Putignano, li rappresenti molto bene.

In origine Farinella era un ubriacone vestito di stracci che si aggirava tra le campagne rubando fichi dagli alberi. Lo si immaginava sempre con il naso rosso per il vino e la pelle imbrattata di farina da cui il nome di Farinella.

La farinella infatti è il nome della farina ottenuta da ceci e orzo dapprima abbrustoliti e poi ridotti in polvere: essa è utilizzata come companatico ancora oggi sulle tavole della valle.

Ma intorno al 1950 fu il noto grafico e fotografo pugliese, Mimmo Castellano, a dare nova vita alla maschera  stravolgendone la personalità  e conservando del passato solo il naso rosso e il volto colorito.

Oggi Farinella è l’espressione della vitalità e dell’energia, indossa un costume simile a quello di Arlecchino con rombi colorati, un gonnellino blu (che è il colore della città), un cappello a tre punte e intorno al collo un collarino con tre palle d’oro che, come le tre punte del cappello, simboleggiano i tre colli su cui sorge Putignano.

A Putignano ho respirato l’aria del Carnevale anche se in questi giorni non sfileranno i carri, non danzeranno le maschere e i bambini non spargeranno troppi coriandoli a causa della pandemia. Ho potuto comunque sperimentare l’allegria, la passione e l’arte di un “dietro le quinte” veramente affascinante, un Carnevale che trae le sue radici dalla terra e dona magia per tutto l’anno.

Se tutto andrà bene potremo godere, allegri e scanzonati come Farinella, del Carnevale di Putignano 2022 nei prossimi mesi estivi per vivere insieme questa esperienza di vita.


 

(*) Cosa è la tecnica della “propaggine”, ancora oggi praticata?
È una tecnica di innesto che prevede l’interramento dei lunghi rami che vengono piegati e inseriti nel terreno al fine di  sviluppare nuove radici.

Maria Alessandra de Leonardis

Ciao! Sono Maria Alessandra. Vivo a Milano da 25 anni, ma sono nata a Bari dove ho vissuto fino ai 27 anni e dove torno tutte le volte che posso. In questo blog racconto la Puglia e la (mia) vita, convinta che le cose speciali siano quelle semplici! Seguimi su Instagram e Facebook, mi trovi cercando @latrullaia

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